Cremonapalloza Musica

Rock Avalon

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Concorso per band emergenti del territorio, 07/04-01/06/2004

Presentazione
Maleo è un piccolo paese in provincia di Lodi. A Maleo, alla rotonda appena dopo il voltone per chi viene da Cremona, appena prima di entrare in paese per chi viene dalla direzione opposta, c’è un locale: l’Avalon.
L’Avalon è gestito da un gruppo di ragazzi che propongono serate a base di birra e buona musica, spesso (il più spesso possibile) suonata dal vivo.
Questi ragazzi hanno pensato bene che non sarebbe stata una cattiva idea far suonare anche gruppi con un proprio repertorio, oltre alle cover band. Ci si risparmiava l’ingaggio e non era detto che l’affluenza di pubblico dovesse per forza essere inferiore alle serate più blasonate. Così è nata l’idea di Rock Avalon, un concorso dedicato a band emergenti del territorio cremonese.
L’idea è di dedicare una serata altrimenti poco frequentata, quella del mercoledì, alla sfida tra le band. Ogni serata prevede che siano due le band a esibirsi sul palco del locale, e che di selezione in selezione si arrivi a una serata finale nella quale saranno assegnati i premi in denaro ai primi tre classificati: rispettivamente 500, 250 e 150 euro.
A decidere il vincitore di ogni serata è il voto popolare del pubblico presente, integrato dal parere di una giuria della quale vado a specificare la composizione: Ilic, uno dei gestori dell’Avalon e ideatore del concorso, il fonico del locale, il cantante della Back In Blues Band, gruppo noto a livello nazionale, e più modestamente dall’autore di queste righe.
Nel momento in cui scrivo questa presentazione, si sono già svolte sei serate di selezione, nelle quali dodici gruppi si sono dati battaglia, ma soprattutto hanno avuto la possibilità, non così frequente, di suonare in un locale ben attrezzato e davanti a un pubblico interessato.
Nella prossima sezione, Le serate eliminatorie, racconterò in breve la cronaca di queste prime selezioni.

Le serate eliminatorie
Mercoledì 7 aprile: ha ufficialmente inizio Rock Avalon, concorso riservato a band emergenti del cremonese. Arrivo presto insieme a Ilic per aprire il locale, non sorprende che ci siano solo i gruppi che suoneranno stasera: i Camilla’s Dream e le Sour Delight. Ho scritto “le” Sour Delight perché queste ultime sono un gruppo di ragazze punk bresciane. Benissimo, chissà che casino metteranno in piedi, penso, già pronto a votare per loro ancora prima di aver sentito una nota. I fatti mi smentiranno clamorosamente. Di fronte a un pubblico davvero scarso (sostanzialmente pochi amici dei Camilla’s Dream e nessuno delle Sour Delight) le ragazze tireranno fuori quello che non esito a definire il peggior concerto, anzi cosa che ha a che fare con la musica, della mia vita. Non pretendevo che sapessero suonare, mi bastava che facessero un po’ di spettacolo, ma oltre a dimostrare una pochezza disarmante e a emettere suoni davvero fastidiosi, le cinque deluderanno completamente sotto l’aspetto della grinta e della presenza scenica. Dico solo che la chitarrista era vestita modalità Prima Comunione. Non ha giocato a loro favore il fatto che una delle poche frasi uscite dalla bocca della fastidiosissima cantante era volta a celebrare il 4-0 subìto in quella stessa serata dal Milan

Di fronte a cotanta modestia hanno avuto vita facile i cremaschi Camilla’s Dream a fare man bassa di applausi, al confronto sembravano i Radiohead! Inutile dire chi sia stato il vincitore della serata. Tuttora non so se la buona impressione che hanno suscitato in me sia da addebitare a una loro effettiva bravura, piuttosto che al sollievo di non avere più a che fare con le terribili ragazzine. Aspetto con ansia la loro prossima esibizione per un giudizio più obiettivo.
Dopo la prima serata era normale che la vigilia della seconda fosse accompagnata da una qualche apprensione, ad aumentare l’ansia arriva la notizia che per vari motivi uno dei due gruppi che avrebbero dovuto suonare mercoledì 14 aprile, i Magic Sound Of Biscuits, ha rinunciato alla gara. Ma la mano passa a un gruppo di riserva, gli Egonauta, che vengono reclutati all’ultimo momento e si fanno trovare pronti all’appello. Nel frattempo la macchina propagandistica dell’Avalon si è messa in moto e anche il pubblico sembra essere più numeroso, ma forse è solo che Egonauta e Sunset hanno più amici. I Sunset si presentano come gruppo punk rock, ma stavolta è davvero tutta un’altra musica: precisi, tecnici e molto arrabbiati, presentano una serie di canzoni che hanno un ottimo impatto sul pubblico, energiche, ma pulite. Poi è il turno degli Egonauta: sulla carta sono sfavoriti per le condizioni nelle quali hanno preparato la serata, suonano insieme da non molto e fanno un genere non facile né da proporre né da ascoltare, un post rock piuttosto rarefatto. Dalla loro hanno la vittoria della serata di Cantiere Sonoro, in cui hanno partecipato in condizioni simili a queste. E infatti sono loro a vincere, sia tra il pubblico sia nelle preferenze dei giurati e a tornare a casa con la garanzia di suonare un’altra volta qui. Per quanto mi riguarda posso dire che mi ha impressionato la ricerca sui suoni, mai banali, e l’ottima tecnica del batterista. I Sunset possono recriminare sul fatto che in un’altra serata, contro altri sfidanti, avrebbero sicuramente passato il turno.
È di nuovo mercoledì, stavolta 21: arrivo preparato, so che ci sono i cremonesi Balotas, di cui mi sono state anticipate le stranezze, e i Contatto. In realtà è solo dopo aver fatto brutta figura nell’annunciare i nomi dei gruppi sul palco che scopro che questi ultimi sono stati sostituiti dai Don’t Dare. Ilic sostiene di avermi avvisato, comunque dubito che qualcun altro al di là del gruppo coinvolto ci abbia fatto caso. Parte la serata, stavolta il pubblico è numeroso e ha voglia di divertirsi e i Balotas non deludono: a eccezione del bassista/cantante, indossano una camicia gialla con cucito sopra il nome Balota e si presentano con nomi come Dani Balota e Jonny Balota. L’eccezione del bassista è vistosa dal momento che lui è acconciato da marinaio simil Braccio di Ferro e che occhialoni da sole e pizzo concorrono a richiamare alla mente l’omologo personaggio dei Village People. Inoltre ai piedi calza scarpe da donna, rosse col tacco! Per non essere da meno il chitarrista indossa una maschera di lattice sadomaso con mantellino, mentre il chitarrista solista Jonny indossa degli splendidi pantaloni muccati. La batterista ha dalla sua il fatto di essere donna, appunto. La loro musica è un punk semplice e divertente come gli sketch che accompagnano l’esibizione, a un certo punto appare persino un pazzo con sega elettrica funzionante (ma poi si scoprirà che la catena era stata tolta) e il cartello SIAE a minacciare il gruppo e a rincorrere il chitarrista fin nei camerini, dal quale uscirà solo con maglietta sbrindellata e macchiata di sangue. Altra delizia che convince tutti che i Don’t Dare dovranno faticare molto per vincere la serata è la versione sexy di Hotel California cantata dal bassista in mezzo al pubblico a pessima imitazione di Jessica Rabbit. I Don’t Dare non ce la faranno. Sia chiaro che anche loro non sfigurano affatto e che da un punto di vista strettamente musicale avrebbero probabilmente meritato di più, soprattutto per il batterista che sembra voler davvero spaccare il mondo con le bacchette… Ma un concerto rock non è fatto solo di musica e in un locale come l’Avalon è normale che uno spettacolo come quello dei Balotas faccia presa. La vittoria della serata è loro. Resta da vedere cosa si inventeranno per la prossima sfida.

Ormai il concorso ha ingranato e c’è molta curiosità per il derby cremasco della quarta serata: i cremaschi Jenny’s Joke sfidano i già citati Contatto di Castelleone. I Jenny’s Joke fanno un rock con molti riferimenti alla storia di questo genere, ogni canzone ha un suo stile e scatta quasi immediato il gioco delle citazioni, c’è da dire che comunque non viene mai il sospetto che si stia copiando, semmai che per suonare così abbiano digerito un’intera enciclopedia del rock. In più riempiono i buchi tra le canzoni con intermezzi studiati per permettere ai musicisti di agganciarsi all’atmosfera. Tra questi ho riconosciuto il famoso discorso, in versione originale inglese, dell’androide Roy Batty di Blade Runner. Cosa faranno i Contatto per controbattere? Beh, loro spiazzano tutti, almeno me sicuramente. Tiratissimi (il batterista suona in camicia da discoteca) se ne vengono fuori con una serie di canzoni rock in italiano che farebbero invidia a Nek, ai Negrita e ai peggiori Timoria. Il cantante ultrapalestrato crede di essere a Wembley e ringrazia il pubblico come se dovesse farsi sentire da settantamila persone, se non canta fa air guitar con il bassista tamarro-capello lungo-pantaloni di pelle e soprattutto sfoggia una mise jeans a vita bassa/maglietta attillata che lascia scoperto l’ombelico/giacca di pelle che quasi ti convince che sei tu che hai sbagliato concerto. Io, come molti altri, penso subito che sono ridicoli, ma vedendo con quale insistenza e caparbietà propongono le loro canzonette tutte sesso e machismo (la hit credo si intitoli Sputami Addosso), un po’ alla volta viene da ricredersi. Quando poi il cantante butta via la giacca di pelle e mostra che la maglietta attillata era in realtà una canottiera nera mostra-muscoli è il colpo di grazia: sono dalla loro parte. Comincio a sperare che il pubblico voti per loro, ma al contrario le preferenze risultano pesantemente dalla parte dei Jenny’s Joke, quasi un plebiscito, e diventa difficile per la giuria ribaltare il risultato a favore di un gruppo simile, soprattutto perché i primi non hanno certo demeritato, anzi.
Domenica 2 maggio: eccezione alla regola del mercoledì per riuscire a concludere la rassegna in tempi non lunghissimi. Si alternano sul palco le Nebbie Di Avalon, che giocano praticamente in casa, in tutti i sensi, e gli Hellekin Mascara, altro gruppo di Crema. Il locale stavolta è davvero affollato, è domenica e la sensazione è che i gruppi abbiano diversi amici disposti a seguirli. Suonano entrambi molto bene e anche generi piuttosto simili, se non come tecnica, almeno come atmosfera, la giuria è spaccata nei giudizi e vista anche l’alta affluenza di pubblico decide di affidarsi all’esito delle votazioni. Vincerà il rock alternativo delle Nebbie Di Avalon che avrà la meglio sul noise degli Hellekin Mascara, ma i complimenti vanno a tutti. Il livello del concorso si conferma alto.

Si torna al mercoledì e la curiosità è al massimo per vedere gli ultimi due gruppi della selezione sfidarsi per l’ultimo posto in palio nelle semifinali. Tra il foltissimo pubblico (sembra un venerdì sera) ci sono anche molte facce già viste sul palco a suonare: sono i vincitori delle precedenti serate che vengono a “studiare l’avversario”. Poi c’è un gruppo numeroso di persone che si scoprirà essere il “fan club” degli X-Change, il primo gruppo a salire sul palco questa sera. Tre ragazzi: basso e voce, chitarra e batteria e via di 4/4 e melodie che conquistano al primo ascolto, in due parole post grunge. Qui devo fare un appunto personale: io sono cresciuto con il grunge e mi piace ancora, detto questo non significa che la semplice adesione a questo genere sia sufficiente a rendermi simpatico il gruppo, semmai il contrario, sono molto prevenuto; soprattutto visto lo sfruttamento che è stato fatto in passato di questo stile. Ma gli X-Change sono davvero bravi e soprattutto la voce del cantante è troppo particolare per passare inosservata. A deporre a favore degli X-Change c’è anche il contrasto con i Chìppewa (con l’accento sulla “i”) che vorrebbero fare un punk molto ambizioso, a metà tra Ramones e The Offspring e con scopiazzature di Rage Against The Machine, ma falliscono miseramente. In particolare il batterista cerca di andare ai 1000 all’ora, ma ogni poco prende delle incartate micidiali che danno fastidio anche all’ascoltatore più sommario. Cantato (anzi urlato) monocorde e basso maltrattato non migliorano certo la situazione. A legittimare la vittoria degli X-Change arriva poi la valanga di voti, 55, che rappresenta il più alto numero di preferenze per un gruppo in tutte le sei serate e spazza via le residue speranze dei sostenitori dei Chìppewa, la giuria avalla all’unanimità.
Mentre scrivo siamo nella settimana di pausa tra queste selezioni e la seconda fase, nella quale i vincitori delle prime sei serate si giocheranno l’accesso alla serata finale di martedì 1º giugno, che comunque sarebbe garanzia di premio, fosse anche il terzo, dunque non è difficile prevedere scintille. Sicuramente tutti faranno del loro meglio, anche perché tutti, a questo punto, hanno potuto già suonare all’Avalon e fare un rodaggio.

Le semifinali
Dopo una pausa dedicata alla festa della birra di Maleo, torna Rock Avalon con le serate calde: le semifinali. I sei gruppi vincitori delle serate di selezione si sfideranno in duelli con la stessa formula delle serate precedenti, dai quali usciranno i tre gruppi finalisti.
Inutile dire che la tensione di queste serate è alta: tutti i gruppi hanno già vinto una serata e hanno preso fiducia, sono consapevoli di poter reggere uno scontro diretto e se uno è già stato vinto perché non un secondo?
Inoltre in palio in questo caso non c’è solo la possibilità di esibirsi di nuovo in un locale davanti a un pubblico, ma anche e soprattutto l’accesso alla finale, che garantisce comunque un premio in denaro.
Epperò come in tutti i tornei molto dipende dagli abbinamenti nelle sfide, quindi dalla fortuna di affrontare avversari “abbordabili”. Bisogna pur dire che tutti i gruppi giunti sin qui hanno dimostrato di essere validi; a chi come me ha seguito tutti i concerti, o almeno la maggior parte, appare evidente la difficoltà di ipotizzare una qualunque composizione della serata finale.
Questo pensiero frulla nella mia testa mentre si prepara il palco della prima semifinale, mercoledì 19 maggio, che vedrà opposti i Balotas e le Nebbie Di Avalon. Ilic mi ha già anticipato che l’impianto suoni rischia di non essere ben regolato visto che non è il solito, ed è la prima volta che viene usato all’Avalon. E infatti…

I suoni dei Balotas non sono fatti bene, purtroppo. Soprattutto la chitarra di Jonny fatica a imporsi ed è un vero peccato, perché i suoi assoli sono davvero pregiati. L’intesa nel gruppo è ottima e lo spettacolo offerto dai Balotas è ancora una volta pirotecnico. Oltre al repertorio già visto nella serata precedente va segnalata almeno la cover del tema de Il tempo delle mele, nella quale il cantante-bassista dà prova di grande performer, anche se in chiave ironica.
A far da contrasto allo show dei Balotas c’è l’asciutto e tremendamente concreto concerto delle Nebbie Di Avalon, che già in selezione non avevano lasciato grosse tracce ed erano passati più che altro in virtù di una tifoseria agguerrita. La scena si ripete stasera: la loro musica è buona, ma non riesce mai a coinvolgere. Nel vano sforzo di identificare la loro musica in qualcosa che non sia “rock alla Verdena” i loro quaranta minuti scivolano via, e il dubbio è che si sia rimasti suggestionati dal fatto che sono in tre e che le loro canzoni non sembrano avere una struttura, ma solo rumore. La considerazione più articolata che riesco a esprimere è che il fonico ha migliorato di parecchio il setup dei suoni rispetto al gruppo precedente.
A sorpresa la giuria è spaccata, non vi dico da che parte sto io, ché tanto si capisce, fatto sta che siamo divisi a metà nelle preferenze e nessuno vuole recedere dalla propria posizione. Il vincitore sarà deciso dal pubblico, anche fosse per un voto solo di scarto. Le Nebbie Di Avalon hanno più amici.
Domenica 23 maggio: se la prima semifinale è stata combattuta, promette ancora meglio (o peggio, fate voi) questa seconda. Si suona di domenica per esigenze di calendario, ma questo fa sì che l’affluenza di pubblico sia maggiore del solito; o forse sono i due gruppi di stasera, Camilla’s Dream ed Egonauta, a richiamare pubblico.

I Camilla’s Dream spaccano, niente da dire. Belle canzoni orecchiabili e suonate con energia, grande energia oltre che con bella tecnica. Due indizi fanno una prova: nella serata precedente avevano chiuso il concerto con un’ispirata cover di Heroin dei Velvet Underground, stasera il chitarrista solista (quello con la Jagstang rossa, modello Cobain) sfoggia una maglietta con la banana di Andy Warhol; eppure il riferimento che a me viene in mente guardandoli e ascoltandoli non è il gruppo di Lou Reed, ma, fatte le debite proporzioni, gli Who. Il repertorio presentato, non so se per scelta o per necessità, è però un po’ limitato. Alla fine l’impressione è che gli Egonauta, per guadagnarsi la finale, dovranno davvero faticare.
E lo fanno, nel senso che se la guadagnano con una prestazione davvero ottima, senza il minimo errore e riuscendo a coniugare grande energia sonora e una cura maniacale dei suoni, cosa tutt’altro che facile in un locale pur ben attrezzato come l’Avalon, ma che non è certo il Fillmore.
Come previsto la decisione è difficile, la giuria è pensierosa e la consapevolezza che entrambi i gruppi meritino la finale è fin troppo presente; ma il posto è uno ed è riservato a solo uno dei gruppi e quel gruppo si chiama Egonauta.
Mercoledì 26 maggio: sono rimasti due gruppi a sfidarsi, Jenny’s Joke e X-Change, anche stavolta la gara si presenta dura.
Nei Jenny’s Joke suonano due componenti dei Camilla’s Dream, il batterista e il chitarrista “rosso”, ma in aggiunta troviamo bassista, cantante-chitarrista, altro chitarrista, e persino una violinista. Inoltre la batteria è completata da componenti elettronici e c’è anche il computer dal quale partono gli intermezzi filmici tra una canzone e l’altra (che al momento avevo anche riconosciuto, almeno alcuni). Insomma, il fonico è nel panico, ma alla fine ritiene di aver fatto un buon lavoro. Non so, era difficile con tutta quella roba. Il violino non si sente (cioè se si guarda l’esecuzione e si fa uno sforzo di immaginazione, sì), altre cose sono sovradimensionate. Comunque, ne viene fuori un concerto più che gradevole, che ha il suo clou come coinvolgimento del pubblico in un blues Tex-Mex che neanche i Tito & Tarantula (vedi Dal tramonto all’alba, visto che si parla anche di cinema). In generale, come nell’occasione precedente, colpisce la disinvoltura con cui il gruppo sa passare da un sottogenere all’altro della fitta foresta del rock, con più di un’incursione anche in territorio elettronico.
Epperò l’avversario è tosto, inoltre stasera gli X-Change appaiono particolarmente in forma. Canzoni dalla facile presa, una grande energia, un pubblico scatenato che arriva al pogo convinto nei momenti migliori e quel qualcosa in più dato da una voce davvero interessante. Non c’è niente da fare, stasera la serata è loro, per gli X-Change.

La finale
Dopo le combattute semifinali, ecco come si delinea la finale di martedì 1º giugno: Nebbie Di Avalon, Egonauta ed X-Change. Una finale che, rispetto a quanto ci si poteva aspettare, presenta forse delle sorprese e che non ha nessuna pretesa di presentare i tre migliori gruppi in assoluto tra i dodici che hanno preso parte al concorso. Sta di fatto che saranno questi tre nomi a dividersi il montepremi messo in palio dall’Avalon nel modo che vado a riassumere brevemente: al primo classificato vanno 500 euro, al secondo 250 euro e al terzo 150 euro.
Serata speciale questa: è martedì, ma sembra sabato; sia perché il giorno seguente è festa, sia perché il pubblico che affolla il locale è davvero tanto. Alla fine dopo tutte queste settimane c’è curiosità per vedere chi si aggiudicherà il primo premio.
Dico subito che alla fine la classifica seguirà l’ordine inverso di esibizione sul palco; quindi terzi arriveranno le Nebbie Di Avalon, secondi gli Egonauta e primi gli X-Change.

Tutti i gruppi sono ormai al terzo concerto qui, per cui ne ho già parlato più o meno dettagliatamente in altre parti. In questa sezione conclusiva mi limiterò a fornire qualche nota sulle performance “di giornata”. Registrando ad esempio che le Nebbie Di Avalon, messi a confronto con due avversari di buon livello, hanno dimostrato che il loro pur impeccabile “rock alternativo” non dice molto di nuovo, non entusiasma e non disturba, il che per un gruppo rock non è certo un complimento. Pagano in finale, arrivando terzi nonostante una quantità di voti appena inferiore al vincitore.

Aggiungerò che gli Egonauta hanno dimostrato di crescere concerto dopo concerto e che la loro formula post rock funziona bene dal vivo e in un locale affollato di gente che ha dimostrato di gradire. Quindi, nonostante i pochi voti (amici zero, ragazzi?), il secondo posto è certamente meritato.
I voti non sono mai stati un problema per gli X-Change, la cui tifoseria stasera è agguerrita ai limiti del fastidioso. Vinceranno, e per i voti, e per le preferenze della giuria, che però non nasconde di far riferimento più alle precedenti entusiasmanti prestazioni che all’esibizione di stasera, dove gli X-Change arrivano forse un po’ scarichi.

Due concerti in sei giorni non sono uno scherzo a questi livelli, forse è troppo salda la convinzione di vincere e inoltre c’è il rischio di saturazione nei confronti di canzoni e suoni («Game or suicide, suicide…»); fatto sta che il concerto di stasera non credo sarà ricordato come il migliore della band, in futuro, soprattutto (e qua la responsabilità è altrui) perché la chitarra praticamente non si sente e quando i componenti della band sono tre una cosa del genere fa decisamente la differenza. I fan ricorderanno invece l’entusiasmo della vittoria che alla fine sfocia quasi in atti vandalici, io spero che i tre musicisti non abbiano promesso di dividere il premio con gli amici altrimenti resterebbe ben poco.
La proclamazione della classifica ha rappresentato l’atto conclusivo di questa iniziativa che si è dipanata nel lungo arco di due mesi. Un’esperienza sicuramente positiva per tutti, in varia misura: per i gruppi, per l’Avalon, per gli appassionati di musica indie e soprattutto, a mio parere, per l’eccezione che ha rappresentato per il nostro territorio in termini di proposta musicale e di intrattenimento, e che spero non rimanga isolata.
In una zona in cui lo sport più diffuso è la critica fine a sé stessa, qualcuno ha dimostrato che con pochi mezzi e molto coraggio è possibile fare qualcosa di propositivo.
Alla prossima…

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