Musica

Scusi, quant’è per fare baldoria?

Summer Jamboree #8, Senigallia (AN), 18-26/08/2007

In una sola parola, il Summer Jamboree di Senigallia è una Figata. In tre, è una Figata Molto Cara.
L’edizione dell’anno scorso ci aveva abituati benone: concerti, serate, spettacoli, esposizioni, tutto gratis. Quest’anno gli ingredienti c’erano tutti, solo che chi si voleva fare tutto (e noi volevamo tutto) doveva tirare fuori dalla saccoccia 92 euri. Sì, novantadue euri.
Ma Cremona è una città ricca e piena di banche, quindi ce lo siamo potuti permettere. In parole povere, ci siamo riempiti le valigie di collane floreali, camicie hawaiane, brillantina (quelli coi capelli) e gonne a pois (le donne) e siamo partiti per il pellegrinaggio alla Mecca de noantri del rock’n’roll.
La serata del giovedì la dedichiamo alle bancarelle: sono lontani i tempi in cui il Cosiddetto Vintage ti permetteva di vestirti come un figo dalla testa ai piedi con cinquantamila lire. Adesso è quasi un lusso, con sciacalli che cercano di rifilarti a cifre esorbitanti la maglietta che hanno messo loro fino alla settimana prima.
Ma l’atmosfera è divertente, e tra noi c’è un piccolo segugio che fiuta ogni vestito e ci indirizza con sapienza tra gli stand. Una collana di fiori a chi indovina chi è il segugio. Tra abiti da sera piumati, giubbotti da motociclista alla Mamola, camicie da bowling che avrebbero fatto arrossire Jesus («No se escherza»), stivaletti dai tacchi poderosi e più commerciali tappetini per auto con i teschi, entriamo nel tunnel del Summer Jamboree. La Rocca di Senigallia è piena zeppa di rocker tatuati e hot chick con la frangetta; dal fossato sale lo smarmittare delle café racer e il boogie woogie della pista da ballo. Si sta bene e siamo circondati da gente beata, e per una volta quelli guardati strani sono i figuri con il colletto della polo rialzato.
Beviamo birre ma ce ne andiamo a letto prestino: ci aspettano due serate in cui dovremo dare il meglio.

Il venerdì la prima botta di Summer Jamboree ce la dà Dita Von Teese, gnoccona ex moglie di Marilyn Manson che si presenta alla conferenza stampa come una bambolina di cera con due espressioni:
1. mano appoggiata al mento;
2. mano che regge l’acconciatura perfetta.
È definita la Regina Suprema del burlesque e per la prima volta degna l’Italia di una sua performance. Nell’organizzazione sono tutti gasati per la sua partecipazione e lei si dice stupita che anche in Italia esista una qualche concezione degli anni ’50. I soliti provincialotti.
Nonostante i movimenti calcolati per non rovinare l’aura dorata che la circonda, Dita è anche spigliata e, se potesse, credo, lancerebbe noccioline ai babbei che le chiedono dell’ex marito e di cosa pensa sua mamma del suo lavoro.
Il suo lavoro è spogliarsi facendo la figa con ventagli, bicchieri di Martini giganti e cavallucci delle giostre. Lei glissa e promette spettacolo; si vedrà.

Alla sera c’è Jerry Lee Lewis; sì, a quanto pare non è ancora morto.
C’ha 72 anni, ma sembra che ne abbia almeno 200. Sesso, droga e rock’n’roll.
Ora però, se ci tiene a campare ancora un po’, è meglio che si dedichi solo al pianoforte, e a dire il vero lo fa ancora abbastanza bene.
Ma chi si aspetta che lo suoni in piedi e gli dia fuoco come faceva mille anni fa resta un po’ deluso: viene accompagnato quasi a braccia sul palco ed è vestito come se dovesse andare a vangare l’orto; i Fabulous Fifties sono lontani come non mai.
A me fa un pochino pena (non dal punto di vista musicale, s’intende), però il pubblico si infiamma; in fondo è sempre The Killer.
Ululati quando attacca Great Balls Of Fire ma l’età, nella voce, si sente tutta.
Il punto di forza a mio avviso sono i musicisti che si è portato dietro: quattro ultrasessantenni di nero vestiti che sono davvero fighi e, loro sì, tengono botta mica male. Il concerto termina con un dj, anch’egli proveniente direttamente dagli anni ’50, che tra uno «Yeah» e qualche segno surfista buttato lì, ci prova anche un po’ con la signorina Stella; lo risparmio perché in fondo dedicare la pensione ad attraversare mezzo mondo per mettere su i dischi è sempre apprezzabile.
In ogni caso, un concerto piacevole, senza contare che ora possiamo bullarci di aver visto il Last Man Standing. Costo dello show: 37 euri.
La serata prosegue al Mamamia, dove ci lanciamo nelle danze accompagnati da un gruppo di rocker crucchi e una sfilza di dj che non ricorderò mai. Si distinguono Sara Signo e Sienanza per lo stile: quando vedete una coppia di ballerini formata da una maniaca dei balli di gruppo e uno spirito libero che saprebbe rompere gli schemi anche del Ballo del Qua Qua, sappiate che vi conviene girare al largo.
Sorpresa: McA balla. Saranno stati i jeans stretti, boh.
Costo della serata: 10 euri.
Il sabato è il gran giorno di Dita Von Teese: una marea di gente si riversa al Mamamia e subito tra la fila iniziano i malumori perché chi ha pagato 45 euri per lo spettacolo si accorge che se avesse comprato il biglietto un mese prima l’avrebbe pagato 21: magia. Ma noi siamo pazienti e ricchi e ce ne sbattiamo le palle.
Per la prima volta, Ranca rinuncia alle sue scarpe bicolor e i suoi completini handmade e si presenta in borghese. Pazzo.
Lo show di Dita è in tre spezzoni:
1. Il Cavallino Della Giostra Imbizzarrito;
2. Fantasia Di Ventagli E Sedia;
3. Il Famigerato Bicchiere Gigante Di Martini Bianco Con Oliva.
Dita monta con garbo un cavalluccio di Gardaland (che ha una faccia mooolto sorridente), si struscia, si spoglia e ammicca su musica d’altri tempi. Il microperizoma e i copricapezzoli abbagliano sotto le luci e il pubblico maschile e femminile si unisce in un «Oooh» di ammirazione per quella che probabilmente è davvero la regina del burlesque.
Decisamente meglio dello spettacolo dell’anno scorso, per cui attendiamo con ansia i prossimi due spezzoni.
Un po’ sottotono il secondo, in cui Dita si pavoneggia con ventagli piumati terminando in una ruota che avrebbe fatto nascondere qualsiasi pennuto.
L’ultimo spezzone è certamente il migliore: la gnoccona (anche se sono quasi sicuro che ha le tette rifatte) dà il meglio di sé in un enorme bicchiere di Martini. Schizza il palco, straccia le prime file del pubblico con i piedini, si strizza un’olivona addosso.
L’applausometro finale è alle stelle: i rocker si asciugano la bavetta e le hot chick studiano come costruirsi in casa ’sto bicchierone: mah, forse l’ACME.
Gran successo di Dita, ma parte del pubblico sembra soddisfatta-ma-non-troppo. Questo perché ci sono alcune pecche organizzative che si fanno sentire: innanzitutto un buttafuori che rovina il palco occupandolo in parte per puntare una pila contro chi si azzarda a fare foto (ma siamo matti?); in secondo luogo, durante le pause dello spettacolo di Dita, nel giardino suonano The Good Fellas, ma quelli che si sono accaparrati i posti buoni all’interno (tipo noi) non ci pensano nemmeno a lasciarli, quindi si perdono gran parte del concerto. Ma non si poteva fare a seguire? Comunque, costo dello show: 45 euri.
Per tirare le somme, la seconda spedizione al Summer Jamboree di Senigallia è andata benone. Lo spirito degli anni ’50 era palpabile, i personaggi che si incontravano erano bellissimi e il calendario degli eventi è stato sicuramente di livello molto alto: ma, se mi posso mi posso permettere un consiglio spassionato, meno grossi nomi e più rock’n’roll sbiutto, per non rischiare che una manifestazione veramente unica e bellissima diventi per pochi. Jamboree è baldoria, e che baldoria sia. Aloha!

Le pagelle
Sara Signo Non sbaglia un cazzo, si presenta con due mise perfette e si lancia nella bolgia. Peccato per la passione per il ballo di gruppo che le rovina la media. Il rock’n’roll non è la Macarena. Le serve un partner per la danza perché Sienanza non le dà la soddisfazione che merita. Voto: 10.
Stella Arriva a Senigallia con una serie di outfit perfetti. Solo che non si rende conto che ci sono solo tre sere a disposizione e non un mese, quindi la scelta è dura e lei resta provata dalle rinunce. Ma stoica non si demoralizza e anzi, inaspettatamente, fa anche un minicorso di ballo con il sottoscritto. I risultati arriveranno. Voto: 10.
McA Il solito barbone malato di mente. Per accaparrarsi un posto buono al concerto di Jerry Lee Lewis non campeggia nemmeno, preferendo una panchina della stazione. Da quando l’abbiamo scaricato come un sacco sul marciapiede ne abbiamo perso le tracce. Alza la sua media ballando (anche se con gli stivaletti da cowboy). Voto: 10.
Ranca Dopo lo scioglimento dei Lionel Pretzel & The Coypus deve rifarsi il look e si presenta con due vestiti identici, ma uno il negativo dell’altro. Genio. Un po’ sottotono nelle serate, ma d’altronde quando si è spesa una vita a straviziare con la band, poi si diventa come Jerry Lee Lewis (o Ranca). Voto: 10.
Sienanza Punta con successo sul look da surfista (o ballerino tiki, non si capisce bene) e questo gli consente di accalappiare la Sara Signo come partner danzereccia, per poi deluderla amaramente con il suo stile. Non c’entra niente e non si capisce come faccia, ma sa a memoria tutte le puntate de I Simpson. Voto: 10.
Viciousburger Scrive tutta ’sta pappardella. Voto: 11.

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Viciousburger

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