Dinosaur Jr. in concerto

Dinosaur Jr. – Live @ Frequenze Disturbate, Urbino, 05/08/2005

Urbino, Fortezza Albornoz, Piazza Duca Federico e Cortile Raffaello, 5, 6 e 7 agosto: Dinosaur Jr. • Yo La Tengo • Echo And The Bunnymen • Blonde Redhead • Sophia • Julian Cope • The Raveonettes • Four Tet • Daniel Johnston • Sons And Daughters • Jennifer Gentle • Robert Lippok & Barbara Morgenstern • One Dimensional Man • Kech.
Cinque agosto duemilacinque. Notte di stelle a Urbino. La caratteristica cittadina marchigiana si era risvegliata nel primo pomeriggio, meta di una pacifica invasione di giovani e non, tutti garbatamente allo sbaraglio nell’attesa dell’evento notturno. L’evento è rappresentato dall’unica data italiana dello show dei riformati Dinosaur Jr.!
Ebbene sì, J Mascis e Lou Barlow mettono da parte progetti solisti e vecchie incomprensioni e con il fido batterista Patrick Murphy (detto Murph) si ritrovano a suonare insieme dopo ben sedici anni! Tutto merito del festival Frequenze Disturbate, che nella prima di tre serate indie rock ci regala Mascis & Co. attualmente in tour per “festeggiare” la ristampa dei loro tre primi album: Dinosaur (1985), You’re Living All Over Me (1987) e Bug (1988).
Nell’affascinante cornice medievale dell’abbazia Albornoz, alle ore 19:00 lo spettacolo inizia con questa scaletta.
One Dimensional Man: precisi e potenti, peccato che non cantino in italiano.
Jennifer Gentle: forse un po’ troppo brit pop e lenti per la serata.
The Raveonettes: la vera sorpresa: bravi, coinvolgenti, molto più duri rispetto ai cd.
Julian Cope: un cloWne glam di Iggy Pop e Marilyn Manson… Con tanto di autoferimento e spargimento di sangue!
Alle 23:00 il primo dinosauro compare per sistemare la sua strumentazione: è Lou Barlow, che a causa degli occhialini da intellettuale e la felpa da eterno adolescente si confonde perfettamente con i ragazzi del service e così l’applauso non parte! Poi è il turno di Murph (completamente rasato a zero!), che fa spostare la batteria in prima fila, quasi al bordo del palco. Mascis latita, ma in compenso fa montare un muro di amplificatori Marshall, Vox, due Fender Mustang, una dozzina di pedali e altre diavolerie che occupano un terzo dello spazio. All’improvviso, la sua sagoma s’intravede e il pubblico lo accoglie con un’ovazione: visibilmente ingrassato, capelli lunghi completamente bianchi (!!!), cappellino da boscaiolo canadese, felpa viola Adidas e andamento scazzato… Un bizzarro connubio tra Carlo Vanzina e uno sciamano indiano, il nostro eroe dovrebbe avere quarant’anni ma ne dimostra almeno dieci in più!
Una quindicina di minuti di soundcheck tanto per confermare la sua proverbiale pignoleria e il concerto può iniziare. Lo sciamano saluta tutti con un laconico «Hi!» e poi attacca con la furia della sua Mustang vintage.
Un’onda devastante di rumore melodico m’investe completamente e da quell’istante non mi curo di nient’altro perché era da tempo che non venivo avvolto da un suono così maledettamente curato ma allo stesso tempo così dannatamente noise.
In un attimo spicco un salto nel passato e dimentico tutto: ho quindici anni, sono un timido adolescente complessato, capellone e brufolone, solo nella mia cameretta con le cuffie in testa e sfogo la mia soddisfazione interiore disegnando mostri su un foglio di carta bianco.
I Dinosaur Jr. sono in gran forma: Mascis, nonostante i venti chili di sovrappeso, si muove bene, suona come solo lui sa fare (come diavolo faccia a vedere con tutti quei capelli davanti agli occhi rimane un mistero) e canta discretamente… Anzi, consente perfino a Barlow di cantare/urlare tre pezzi limitando se stesso ai cori! Che la chioma bianca sia davvero un segnale di maturità‽ Lou, anch’egli timido, è di sicuro più socievole e interagisce meglio con il pubblico («Thank you… Hi… We’re Dinosaur Jr. from Amherst, Massachusetts, U.S.A.!»), ma implode folkamente subito dopo attaccando sebadohsamente con il basso devastante di Kraked. I tre moschettieri snocciolano quasi tutto You’re Living All Over Me e sono brividi per tutti i gusti: i rallentamenti e le accelerazioni fragorose di Sludgefeast, la batteria impazzita di Murph in The Lung, il vagito schitarroso di Little Fury Things, la melodia di Raisans
La voce di Mascis è la solita, pigra e strascicata, ma che dal vivo diventa meno paranoica e molto più incazzosa, mentre la chitarra è una magica altalena emozionale.
A volte distorto e zozzissimo, a volte ultramelodico e pulitissimo, tecnicamente Joseph passa dal punk/lo-fi all’hardcore/metal e, con i meravigliosi pedali vecchio stampo che si ritrova, arricchisce i fraseggi con tutti gli effetti possibili: chorus, flanger, delay, wha-wha…
Murph è un treno/mietitrebbia senza freni! Picchia come un indemoniato su quella batteria tanto da costringere i tecnici a salire ogni dieci minuti sul palco per sistemare i microfoni sullo strumento che puntualmente saltano via! Ancora Barlow, con il suo modo di suonare da professore schizoide, ci tiene a dedicarci una memorabile esecuzione di Forget The Swan, tratta dal primo disco che «forse non tutti conoscono»… Ma che merita di essere ricordata.
Lo show continua con qualche pezzo pogabile contenuto in Bug, come They Always Come, Let It Ride e Budge, per poi arrivare alla stupenda cover, Just Like Heaven (The Cure), dove Barlow sputa fuori tutta la cattiveria intestinale per urlare quello «Youuuuuuuu!» da stordimento primordiale.
Neanche il tempo di applaudire e Mascis frega tutti attaccando con i tre accordi malefici di Freak Scene. È l’apoteosi! Bella serata e bella gente… Il pogo è moderato e si può tranquillamente sorseggiare un bicchiere di birra anche nelle prime file.
Sono circondato da una flotta ben educata di pseudo alternativoni calzanti Converse All Star che indossano magliette nuove nuove belle stirate di Sonic Youth, Pixies, Hüsker Dü, Nirvana… E c’è un tizio che azzarda addirittura una t-shirt dei Dream Theater: no, non è che ha sbagliato concerto, è solo che non ha capito niente della vita.
Mentre canticchio quelle melodie che sembrano incollate nella mia memoria come la carta delle caramelle, mi accorgo con mia sorpresa che almeno un buon 40% del pubblico ha più di trentacinque anni! Ipotizzo che quegli “adulti” siano venuti qui per accompagnare i loro figli… Ma all’improvviso incrocio lo sguardo spiritato di un insospettabile giacchettato quarantenne che esclama: «Questi qua erano grunge prima ancora che il grunge fosse inventato!». Cinque agosto duemilacinque. Notte di stelle a Urbino. Tremate, i dinosauri son tornati.

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Rocco Triventi

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