Attualità Cremona

Morire a Cremona, a norma di legge

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Incontro con Stefano Montanari al Teatro Monteverdi, 26/06/2006

«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
Articolo 32 della Costituzione Italiana

«So già che qualcuno mi accuserà di fare terrorismo. Signori, io vi esporrò soltanto fatti, basati su dati certi ottenuti da ricerche scientifiche rigorose. Questo è ciò che conta». Le parole sono quelle di Stefano Montanari, nanopatologo, direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, di recente salito alla ribalta delle cronache del web non solo per le serie ricerche scientifiche che insieme al team guidato dalla moglie Antonietta Gatti conduce da tempo in Italia e all’estero, ma anche per la strenua battaglia informativa contro gli inceneritori che Montanari ha deciso di intraprendere insieme all’amico Beppe Grillo. Il sorriso – amarissimo – è quello che si disegna invece sui volti dei (pochi) curiosi che hanno partecipato lunedì 26 giugno alla conferenza tenuta al Teatro Monteverdi intitolata Tutta la verità sull’inquinamento che c’è ma non si vede – Patologie da micro e nanopolveri, organizzata dal Comitato Ambientalista di Cremona. Una serata che, solo per l’ormai perenne stato d’emergenza-PM10 cui è soggetta la nostra città (in cui sono attivi un inceneritore e una acciaieria, oltre che una raffineria) avrebbe meritato ben altro seguito. L’assenza delle massime rappresentanze locali ad un appuntamento di carattere scientifico su una questione così cruciale la dice lunga sulle logiche adottate da chi amministra la città. Assenti, nonostante l’invito, il sindaco Gian Carlo Corada, il Presidente della Provincia Giuseppe Torchio e tutta la corona di assessori comunali. Presente solo Matteo Lodi dei Verdi e qualche rappresentante dai comuni del cremonese.

Chiedi alla polvere
Le analisi compiute dal team di cui fa parte Stefano Montanari sono decollate alla fine degli anni ’90 grazie all’impiego di un particolare tipo di microscopio, detto “a scansione ambientale”: l’ESEM. Una microanalisi a dispersione d’energia (detta EDS, cioè Energy Dispersive Spectroscopy) completava lo studio misurando l’energia caratteristica che i vari elementi costituenti il campione analizzato riuscivano a restituire sotto forma di radiazioni X. Questo processo permetteva di analizzare liquidi organici e tessuti vivi operando sul campione un bombardamento con un fascio di elettroni. Il team ha potuto utilizzare il microscopio fino all’inizio di giugno, quando il CNR, presso cui lo strumento è inventariato, ha chiesto che lo si spostasse presso un locale dell’Università di Modena, dove giace imballato. Il permesso è stato revocato quando la ricerca ha sollevato pesanti sospetti sull’impatto ambientale di inceneritori, acciaierie e centrali elettriche ad olio pesante. Più particolari sulla vicenda li racconta qui Beppe Grillo. Le ricerche effettuate in quel periodo, ad ogni modo, hanno permesso l’avvio di più approfonditi studi sui particolati inorganici, detriti di origine non biologica individuati analizzando al microscopio campioni di tessuto umano, tessuti prelevati da pazienti affetti da malattie alle quali la medicina non sapeva attribuire una causa. è così che nel mondo della ricerca si inizia a parlare di “nanopatologie”, cioè – come spiega il team di scienziati in un documento nel sito www.nanodiagnostics.it – «malattie provocate da microparticelle e nanoparticelle inorganiche che sono riuscite, per inalazione o ingestione, ad insinuarsi nell’organismo e si sono stabilite in un organo o in un tessuto». Tali particelle vengono liberate naturalmente nell’atmosfera dai vulcani attivi, dagli incendi, dall’erosione delle rocce, dalla sabbia sollevata dal vento. In genere le particelle di tali provenienze sono piuttosto grossolane. Spesso più sottili e normalmente assai più numerose sono invece le particelle originate dalle attività umane, soprattutto quelle che prevedono l’impiego di processi ad alta temperatura. Tra questi processi, il funzionamento dei motori a scoppio, dei cementifici, delle fonderie, degli inceneritori e dei termovalorizzatori.

Quando respiro e mentre mangio
Uno dei tratti più caratteristici delle micro e delle nanopolveri è la capacità di penetrare nell’organismo e di rimanervi senza possibilità d’espulsione. La via privilegiata per violare il corpo umano è l’inalazione: a causa delle loro piccolissime dimensioni, infatti, tali particelle restano sospese nell’aria per tempi lunghissimi. è così che «vengono inspirate e finiscono negli alveoli polmonari, dove, se sono abbastanza grossolane (si parla, comunque di qualche millesimo di millimetro), vengono, di norma, fagocitate dai macrofagi». Qui nascono i primi problemi, perché, sebbene questi corpi estranei vengano fagocitati dai macrofagi, per questi è poi impossibile degradare (quindi distruggere) i corpi estranei. Il corpo umano, in altre parole, si riempie di micro e nanopolveri senza la possibilità di smaltirle o espellerle. è evidente come l’immagazzinamento delle polveri sia un percorso a senso unico.

Dal sangue agli organi
Le nanoparticelle riescono senza difficoltà a penetrare dentro ai globuli rossi. Qui in genere provocano il “risveglio” del fibrinogeno, una proteina che si trova naturalmente sciolta nel nostro sangue e che – in presenza di elementi estranei – muta allo stato solido. La condizione è quella ideale per la formazione di un trombo: l’embolia polmonare è la terza causa di morte al mondo. Le stesse particelle possono essere alla base di ictus, infarti e granulomi. Questi ultimi possono evolvere in un cancro. «Dal sangue agli organi il passo è breve», incalza Montanari. Fegato, reni, gangli linfatici, cervello e ogni tessuto dell’organismo. Il particolato non è solo non biodegradabile, ma è anche non biocompatibile, il che significa che è sicuramente capace d’innescare una malattia. In genere sono patologie tumorali, in altri casi i corpi estranei si insinuano nelle cellule fino a far sospettare fortemente di poter modificare il DNA. Mostruose malformazioni sono documentate in Sardegna sui corpi di animali partoriti in prossimità di poligoni di tiro e basi militari, aree in cui vengono provocate esplosioni. Seguendo questa pista, il gruppo di Montanari è arrivato, dopo studi effettuati sui militari ammalatisi in seguito alle missioni nel Balcani e nel Golfo Persico, a teorizzare una diversa origine della patologie letali che tennero banco sulla stampa nazionale qualche anno fa per poi svanire. La causa non sarebbe la radioattività dell’uranio impoverito contenuto in certi proiettili ed in certe bombe (al più, la radioattività potrebbe essere una concausa) e neppure «la tossicità dell’uranio», bensì l’inalazione delle enormi quantità di polveri sottili e sottilissime che ogni esplosione ad alta temperatura sviluppava.
Le particelle generate dai processi ad alta temperatura – dopo lunghi periodi di permanenza in aria – si depositano a terra, spesso a chilometri e chilometri di distanza dal luogo in cui sono state generate, spesso su frutta e verdura. Anche l’apparato digerente lascia transitare con una certa libertà il particolato che, come avviene per quello inspirato, entra nel sangue e nei vasi linfatici, seguendo poi la stessa sorte dell’altro. In questo caso, particelle relativamente grossolane restano “incastrate” nel tessuto della parete gastrica o intestinale.

La grande truffa degli inceneritori
In natura nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. La legge della conservazione della massa, teorizzata da Lavoisier nel diciottesimo secolo, vale anche nel ventunesimo. E, soprattutto, vale anche per i rifiuti. Gli impianti per l’incinerazione dei rifiuti espellono emissioni gassose e insieme a queste ceneri tossiche da smaltire, come prescriveva il decreto Ronchi, in discariche speciali e dedicate. Oltre ai gas e alle ceneri, come tutte le combustioni ad alte temperature, anche quella degli inceneritori richiede una grande quantità d’acqua da impiegare durante il processo. Acqua da smaltire e da trattare. «Considerate che per ogni chilogrammo di rifiuti bruciati si accumulano circa 2/3 chilogrammi di acqua da trattare», specifica Montanari. Tirando le somme, visto che al rifiuto va aggiunto anche bicarbonato e calce, per una sola tonnellata di rifiuti, l’inceneritore genera:
– 1 tonnellata di fumi;
– 280/300 chilogrammi di ceneri solide;
– 30 chilogrammi di ceneri volanti;
– 650 chilogrammi d’acqua da depurare;
– 25 chilogrammi di gesso;
ovvero il doppio della quantità bruciata e un accumulo di materiale inquinante, sotto forma anche di particolato secondario che si forma in atmosfera, che può arrivare a 10 tonnellate. «Più alte sono le temperature, più piccolo è il particolato generato dalla combustione. Più fini sono le polveri, più tossico è il loro effetto. Non esistono filtri capaci di fermare le polveri, e anche nel caso questi esistessero il problema sussisterebbe: dove smaltiremmo i filtri con le particelle?». La spiegazione non è delle più semplici, ma il nucleo del problema lo sintetizza perfettamente Beppe Grillo: «Proprio l’innalzamento della temperatura d’esercizio dell’impianto produce particelle così piccole da sfuggire alle centraline di controllo (che arrivano a vedere le particelle di 10 micron, mentre gli inceneritori moderni fanno polveri molto più fini) e da far sembrare l’aria pulita», spiega il comico dalle pagine del suo blog.

«A Cremona non vi fate mancare proprio nulla»
Così Montanari ha commentato il suo «piccolo tour degli orrori» nella nostra città, circondata da un inceneritore, una raffineria sempre più inurbata, un tubificio, una acciaieria, e ben quattro industrie (Tamoil, Liquigas, Abibes, e SOL che lavora ossigeno liquido vicino ad Abibes) a rischio di incidente rilevante per stessa ammissione del Comune di Cremona. «Cremona è la zona meno adatta a ospitare impianti di questo tipo». Quindi un riferimento diretto alle istituzioni locali: «So che il sindaco è stato invitato a questo incontro, per caso lui è in sala?» chiede Montanari raccogliendo i sorrisi sarcastici della platea: «Sono stato chiamato a parlare di fronte alla Camera dei Lord, e un mio libro viene presentato da un premio Nobel, per quale motivo non posso avere l’onore di avere qui con me il vostro sindaco su una questione delicata e importante come questa?». Poi l’affondo: «I vostri amministratori devono sapere che sono loro i responsabili della vostra salute, il sindaco o il Presidente della Provincia in base all’articolo 32 della Costituzione possono essere perseguiti in sede penale. Sappiano che esistono dei precedenti, esistono sindaci condannati in terzo grado per aver permesso e sottoscritto l’inquinamento della propria città». E a chi dal pubblico chiede conto di opinioni di altri studiosi, diametralmente opposte rispetto a quelle di Montanari, il ricercatore risponde: «Giro di continuo le città italiane per parlare del problema delle polveri sottili. Ogni volta si muovono alcuni degli “esperti locali”, cosiddetti scienziati che avrebbero il compito di controbattere ai miei dati. Se ne vanno a metà della mia relazione. Non ho ancora incontrato nessuno capace di dimostrare che le mie teorie sono errate. Io, a dire il vero, ci spero sempre».

I segreti del Palazzo, il silenzio di Cremona
In chiusura è Matteo Lodi, consigliere comunale dei Verdi, unico rappresentante del Comune di Cremona in sala, a prendere la parola e a completare un quadro già abbastanza drammatico: «Esiste un rapporto sul particolato secondario prodotto dalla raffineria Tamoil», rivela Lodi, «da quando sono stato eletto faccio richiesta di poterlo visionare, ma l’accesso ai documenti mi viene negato». Il tutto accade in una città che ha visto schizzare il numero dei malati da tumore ai primi posti sul territorio (non solo) italiano con una crescita dell’inquinamento dell’aria abnorme rispetto agli standard di un modesto agglomerato urbano. Mentre l’Azienda Ospedaliera di Cremona negli ultimi mesi ha inaugurato reparti e centri di ricerca oncologica a raffica per fare fronte a una situazione più che preoccupante, nessuno dell’amministrazione locale pare chiedersi il perché di una simile emergenza. Dopo innumerevoli blocchi del traffico e diverse ordinanze del sindaco Corada bollate come «misure ridicole» da Montanari (su tutte l’invito a moderare l’uso dei caminetti) Cremona, complice il silenzio consenziente di buona parte dei media locali, rimane del tutto indifferente a un problema che mina in maniera catastrofica la salute di tutti i suoi abitanti. L’aria di Cremona è inquinata al 70% proprio dagli scarichi delle industrie e in misura minore anche dal traffico cittadino: lo scrive l’ASL in un rapporto aggiornato al 2006 che il quotidiano La Cronaca ha pubblicato nel mese di giugno.

Montanari e la moglie Gatti non sono in cerca di pubblicità gratuita e non hanno paura di affrontare a viso aperto le realtà che combattono durante le conferenze allestite in giro per l’Italia e con le ricerche in laboratorio. A loro si è rivolto il magistrato che ha poi ottenuto presso il tribunale di Adria la condanna dell’ENEL per disastro ambientale. Un secondo processo attualmente in corso vede l’ENEL imputata per omicidio colposo. La condanna farà giurisprudenza. Decine di professori universitari da tutta Europa hanno contattato la Gatti e Montanari e hanno scritto una lettera al Presidente della Commissione ambiente, salute pubblica, sicurezza alimentare del Parlamento Europeo per richiedere alla Commissione Europea un abbassamento dei limiti della pericolosità delle polveri sottili da Pm 2,5 alle nanoparticelle. I ragazzi del Meet Up di Parma, Piacenza e Firenze stanno raccogliendo migliaia di firme per far parlare, sull’esempio dei ragazzi di Reggio Emilia, Stefano Montanari nei Consigli Comunali con mozioni d’iniziativa popolare per denunciare la pericolosità per la salute degli inceneritori e puntare su politiche alternative. A Parma hanno raccolto in una settimana 1300 firme.

Un sentito ringraziamento al dott. Montanari per aver visionato e corretto l’articolo prima della sua pubblicazione.

Link utili
www.nanodiagnostics.it
www.beppegrillo.it

Ridiamo un microscopio a Stefano Montanari!
I versamenti per finanziare la spesa del microscopio vanno effettuati a:
Conto Corrente n. 513111
Intestato a: “Associazione Carlo Bortolani Onlus”
Presso: Banca Etica (Sede centrale di Padova)
ABI: 05018
CAB: 12100
CIN: J
IBAN: 45J0501812100000000513111
SWIFT: CCRTIT2T84A
Oppure PayPal indicando come destinatario del versamento: onluscarlobortolani@reggionelweb.it

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